ALTO MEDIOEVO
I guerrieri europei dell’Alto Medioevo usavano sia le forme locali di equipaggiamento militare, sia armi e armature derivate dal tardo periodo romano.
L’armatura più comune era la cotta di maglia, una “veste” composta da anelli di ferro intrecciati e rivettati. Questa armatura, oltre a fornire una buona protezione e un’elevata mobilità, aveva il vantaggio di essere infinitamente riutilizzabile: pezzi danneggiati potevano essere facilmente riparati, e vecchie cotte potevano essere tagliate e ristrutturate in forme nuove. Proprio a causa di questa facilità di riciclo, solo pochi esemplari di armature di maglia sono rimaste integre fino ai giorni nostri: gran parte delle cotte precedenti al 1500 sono state distrutte – continuamente riutilizzate finchè di esse non è rimasto nulla.
A protezione della testa e del collo vi era il camaglio, una sorta di cappuccio anch’esso composto da anelli di metallo intrecciati a maglia.
Uno degli elmi più usati era lo Spangenhelm, già in uso in epoca romana e diffuso anche in Medio Oriente. Tale elmo aveva una calotta costituita da diverse sezioni, tenute insieme da strisce metalliche fissate con dei rivetti; si ricordi che la creazione di larghe placche metalliche presentava certe difficoltà tecniche, per cui questa separazione in piccole componenti era molto utile per semplificare la realizzazione. Elemento caratteristico dell’elmo erano le paragnatidi, piastre laterali che proteggevano le guance e la mandibola.
A partire da questo modello si sviluppò l’elmo vichingo: esso offriva maggiore difesa per la parte frontale del volto, sotto forma di un nasale, di una protezione per gli occhi o di vere e proprie maschere.
Questo porterà, attorno all’anno Mille, alla nascita dell’elmo conico “a nasale”, noto come elmo normanno. Oltre che per la forma allungata, questo elmo differisce dai predecessori per l’assenza delle paragnatidi (le guance resteranno comunque protette dal camaglio).
Gli scudi erano ovali o rotondi, fatti di legno leggero ricoperto di pelle.
Verso il X secolo, la crescente importanza della cavalleria portò allo sviluppo dello scudo “a mandorla”. Derivato da quello rotondo, questo lo scudo presentava una forma maggiormente allungata verso il basso, per fornire una migliore protezione alle gambe del cavaliere. Questo modello di scudo verrà poi adottato con grande successo anche dalla fanteria.
Sant’Anselmo (1033-1109 circa), in uno dei suoi scritti, elenca l’equipaggiamento di un cavaliere: il suo cavallo da guerra, le briglie, la sella, gli speroni, l’usbergo (a maglia a maniche lunghe), elmo, scudo, lancia e spada.
Allo stesso modo, l’Arazzo di Bayeux, realizzato nella seconda metà dell’XI secolo, ritrae guerrieri coperti da maglia ad anelli, con la testa protetta da elmi a nasale. Le armi più comuni nell’arazzo sono asce, lance e spade.
BASSO MEDIOEVO
Durante il Basso Medioevo, le armi e le armature europee subirono drastici cambiamenti, allontanandosi sempre di più dai modelli romani.
Questa rapida evoluzione è stata sia causa che conseguenza delle nuove condizioni dei campi di battaglia, nonché di nuovi progressi tecnologici.
Tra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo, a partire dall’elmo normanno, si sviluppa il grande elmo. Diversamente dal suo predecessore, questo massiccio elmo cilindrico nascondeva completamente il volto del cavaliere, proteggendolo da virtualmente qualunque attacco. Questa protezione eccezionale, però, si ottenne sacrificando la visibilità del cavaliere e rendendo più difficoltosa la respirazione; tali inconvenienti verranno in seguito risolti con l’adozione di visiere mobili.
Destinato a forze di cavalleria pesante, il grande elmo si diffuse anche nell’ambito dei tornei. In questo contesto particolare si evolverà poi nell’elmo a bocca di rana.
Tra il XIII e il XIV secolo, le balestre divennero in grado di perforare scudi e armature di maglia. Si rese quindi necessario rinforzare la protezione del corpo, tramite l’utilizzo di piastre di metallo. Da questo derivò la nascita della brigantina, una giubba di pelle o lino su cui venivano rivettate placche metalliche. Trattandosi di una protezione relativamente leggera e flessibile, la brigantina poteva essere indossata unitamente all’usbergo, offrendo così un’ottima protezione per il busto.
Per la difesa di braccia, gambe e mani vennero sviluppate apposite coperture di piastre dotate di articolazioni. Abbiamo così componenti quali bracciali, guanti d’arme, cosciali e schinieri, che confluiranno poi nell’armatura completa.
Si noti che la produzione di grandi placche di metallo richiedeva maggiore abilità da parte dell’artigiano, rispetto ai più semplici anelli dell’usbergo. L’introduzione di parti articolate, inoltre, rendeva necessaria la creazione di pezzi su misura, adatti alla corporatura del destinatario. L’attività di creazione delle armature doveva quindi affrontare nuove sfide tecnologiche, per tenere il passo con crescenti requisiti. Di conseguenza, non solo cominciarono ad affermarsi officine specializzate (con centri molto famosi in Italia e Germania), ma persino singoli artigiani raggiunsero una grande fama. Citiamo ad esempio i Missiglia, famiglia di armaioli italiani la cui arte ebbe un successo internazionale. Filippo Negroli, discendente di tale famiglia, è da molti considerato il più famoso armiere mai vissuto: parlando di lui nel libro “La Nobiltà di Milano”, Paolo Morigia scrive: “Filippo Negroli merita lodi immortali perchè è stato il principale intagliatore nel ferro di rilievo e di basso rilievo, il che seguitarono duoi suoi fratelli. Questo virtuoso spirito ha fatto stupire il re di Francia, et Carlo Quinto imperatore pe’ suoi veramente meravigliosi lavori in armature, celate e rotelle miracolose”.
Il miglioramento delle balestre e il conseguente rafforzamento delle armature porteranno al progressivo declino, nell’ambito bellico, degli scudi più piccoli, come la targa. Quest’ultima resterà comunque in uso nei tornei o nell’ambito civile, come accompagnamento alla spada da lato.
Scudi più grandi, come il pavese, continueranno invece ad essere usati dalla fanteria fino al Rinascimento. Scompariranno gradualmente solo con l’introduzione delle armi da fuoco nei campi di battaglia.
Sempre tra il XIII e il XIV secolo, si cominciarono a sperimentare diverse tipologie di elmo.
Un esempio è il bacinetto: più snello e aderente del modello normanno, ne manteneva la forma a punta della calotta. Era dotato di una copertura di maglia che proteggeva dal mento alle spalle e di una visiera mobile, unita alla calotta da una cerniera. Questo elmo conobbe una rapida diffusione nel XIV secolo, venendo poi sostituito dalla celata.
Tutte queste evoluzioni portarono, all’inizio del XV secolo, all’uso dell’armatura di piastre completa, che proteggeva il cavaliere dalla testa ai piedi.
A quel punto, non era più necessario indossare una veste ad anelli su tutto il corpo: La maglia veniva utilizzata solo per coprire i pochi punti lasciati scoperti dell’armatura, tipicamente in corrispondenza delle giunture.
Contrariamente al mito popolare, queste armature erano ben articolate e permettevano una grande capacità di movimento (caratteristica essenziale per il combattimento).
Quanto al peso, è raro che esse superassero i 25 kg, includendo anche gli strati di abbigliamento sottostanti, come il gambesone. Di peso maggiore erano solo i modelli da giostra, che erano volutamente più massicci per via del loro uso specifico. A titolo di confronto, si consideri che un soldato moderno, in zona di guerra, trasporta mediamente un equipaggiamento di 30 kg.
FONTI
- Sir Mann James, Tobias Capwell “Masterpieces of European Arms and Armour in the Wallace Collection” Paul Holberton Pub; Box Pck Ha edizione (2011)
- Dirk H. Breiding “Famous Makers of Arms and Armors and European Centers of Production” https://www.metmuseum.org (2002)
- Jason Gill “Clad In Steel: The Evolution of Plate Armor in Medieval Europe and its Relation to Contemporary Weapons Development ” University of Puget Sound – History Theses (2016)
- Licisco Magagnato, Francesco Rossi “Le armi 1300-1700” Museo di Castelvecchio (1987)
- Auguste Demmin “An illustrated history of arms and armour” Bell & sons ltd (1911)
- Guy Francis Laking “A record of European armour and arms through seven centuries” Bell (1920)
a cura del Dott. Francesco Lonardoni