Cos’è l’equilibrio? La Treccani online ci dice:
Il corpo umano, per mantenere una posizione di equilibrio, deve stare in una posizione tale che la verticale passante per il baricentro, posto poco al di sopra della pelvi, cada all’interno della base d’appoggio, che nella stazione eretta è costituita da una ristretta superficie corrispondente ai piedi.
Tradotto: l’equilibrio è quando sto in piedi e la testa è sopra il bacino, collegata dalla spina dorsale, e la linea ideale che si crea parte dalla testa e finisce nell’area dei piedi, più o meno senza tecnicismi biologici di questo si tratta.
Si prendono come punti di riferimento la testa e il bacino perché rappresentano le due zone più pesanti di tutto il corpo, il che detta così è una bella bugia, ma è una bella bugia che semplifica la vita, soprattutto mia che devo scrivere ste cose, per cui per ora fate finta di crederci e andiamo avanti, abbiamo tempo per complicare le cose con la meccanica.
Le cose stanno appunto in equilibrio fintanto che i pesi restano sulla loro verticale, quando uno dei due si sposta, entro un certo limite, l’altro si sposta in una direzione opposta per bilanciare il peso del corpo.
Se la testa si sposta oltre un certo limite in avanti il corpo è fatto in modo che il bacino si sposti all’indietro per bilanciare il peso della capoccia, il fatto che poi le gambe si pieghino leggermente per abbassare il baricentro e creare una teoria di linee davvero stupefacenti per ogni amante della geometria è un effetto secondario che per ora possiamo tralasciare. In fin dei conti queste cose le state leggendo da seduti e per gli esercizi ci sarà tempo dopo quando dovrete maledire l’idea di piegare le gambe.
L’esempio della testa che si piega in avanti e il bacino indietro inizia già a mettere le basi per la prima valutazione: è più facile sbilanciare un corpo all’indietro che in avanti. Per quanto cerchiate di bilanciare spostando il bacino in avanti difficilmente si riuscirà a fare un buon lavoro se le gambe non collaborano modificando la loro struttura geometrica.
A questo punto serve assolutamente introdurre un’altra serie di concetti sul corpo umano: come diavolo siamo fatti!!!
Sistemi, strutture, sottosistemi, sottostrutture e zone di interesse.
Per praticità proviamo a considerare il corpo umano come una serie di sistemi sovrapposti che interagiscono.
Tra questi a noi ne interessano vari:
- sistema scheletrico
- sistema muscolare
- sistema circolatorio
- sistema nervoso
- sistema respiratorio
- sistema degli organi
- sistema sensoriale
si può notare come alcuni sistemi siano più strutturali per la loro natura, mentre altri sono per lo più funzionali.
Ogni sistema si può dividere in altri sottosistemi, nel caso dello scheletrico possiamo facilmente individuare il “sistema spalla” che ha delle notevoli diversità rispetto al “sistema ginocchio” per quanto entrambe siano delle articolazioni.
Altrettanto si può dire del “sistema degli organi”, l’apparato riproduttivo è sostanzialmente diverso dal “sistema del fegato”, sebbene entrambi possano essere usati per rompere l’equilibrio del corpo umano e vadano protetti in fase di combattimento.
La collaborazione di diversi sistemi creano una “struttura” complessa. Nel caso della “struttura equilibrio” collaborano almeno 4 sistemi. Ovviamente il sistema scheletrico, il sistema muscolare, il sistema nervoso e il sistema sensoriale. Chiaramente il sistema circolatorio ha anche una parte in questa struttura ma è secondaria, come quella di altri sistemi.
Va notato in questa differenziazione come alcune zone del corpo possano subire determinate tecniche e colpi rispetto ad altre zone, un pugno sul sistema spalla ha effetti decisamente minori rispetto ad una chiave articolare sullo stesso. Viceversa altre zone sono vocate al colpo manesco, tra queste spiccano per evidenza il sistema riproduttivo e il sistema sensoriale, tradotto come la classica “scarpata nei coglioni” o il dito nell’occhio. Il sistema organico ha una grande valenza come bersaglio, ma data la sua natura protetta è quasi impossibile poter paragonare i colpi maneschi ai colpi portati con armi.
Un’ultima analisi va fatta per le “zone”. Determinati punti, dove si sommano determinati sistemi, creano zone di interesse che riflettono il loro effetto su tutto il corpo umano. L’esempio principe è il collo, dove con uno strangolamento o un colpo possiamo letteralmente “spegnere” tutto il corpo.
Vero è anche che altre zone meno evidenti possono riflettere su tutto il corpo l’effetto. Immaginate una torsione al polso, dove il sistema nervoso e quello scheletrico si intersecano in modo particolare. La rotazione crea dolore, dovuto alla compressione e all’estensione dei fasci nervosi. Il dolore fa si che il sistema osseo si muova per cercare di diminuirlo, senza effetto se la tecnica è ben eseguita, se la rotazione continua il movimento del sistema osseo si riflette sulla spalla, sulla spina dorsale fino a compromettere totalmente l’equilibrio del corpo umano. Tutto questo deriva da un semplicissimo dolore, la rovina totale di una struttura fisica.
LA PRATICA
Se iniziamo a integrare questo modo di concepire il corpo umano con il discorso dei pesi di cui sopra iniziamo a capire quanto la “struttura equilibrio” sia una struttura complessa, beh, allegri! Siamo solo all’inizio! Il vero e proprio complessume lo ammucchiamo dopo a badilate!
Allora, abbiamo detto che:
- ci sono dei pesi nel corpo che devono stare in linea;
- se si spostano, ci devono essere delle compensazioni;
- il corpo umano è un insieme complesso di varie parti che collaborano;
- se si impedisce la collaborazione o il lavoro di una o più parti, il corpo umano perde funzionalità.
Bene, assodato questo passiamo per un attimo a pensare al corpo umano in movimento.
Il corpo si muove grazie a uno spostamento di pesi, che sia per spinta muscolare o per sfruttamento della gravità, di fatto si verifica una costante perdita dell’equilibrio ed una costante riconquista dello stesso quando semplicemente camminiamo. Tutto ciò è possibile grazie al sistema degli organi. La vista, la parte dell’orecchio con i canali semicircolari, il tatto, anche tutta quella serie di dati che ci arrivano costantemente che ci raccontano dov’è il nostro corpo nello spazio. Quella che viene detta coscienza cinetica. E qui iniziamo ad ammucchiare le complessità……
L’equilibrio oltre che un fatto fisico è un fatto di coscienza sensoriale.
Vi immagino stupiti, per praticità per un attimo lasciate stare l’equilibrio e pensate al cibo: quando mangiate non dovete pensare (salvo cene particolarmente alcoliche) dove sia la vostra bocca, il cibo ci arriva facilmente senza necessità di controllare che non si sia spostata.
Bene, perché di fatto avete coscienza di dove sia la vostra bocca.
Con l’equilibrio è la stessa cosa, voi state in equilibrio anche perché sapete dove siete e in quale posizione siete. Si potrebbe quasi dire che la coscienza cinetica sia l’esatto contrario del principio di indeterminazione.
Come ogni altro senso questo va allenato.
Il come è tutt’altro che semplice.
Siete seduti? Si? In che posizione è la vostra testa? Il vostro collo? La vostra schiena? Le spalle? Il bacino?
Come state respirando?
Questo è l’inizio di un allenamento per la iniziare a prestare attenzione al nostro equilibrio, la postura. Il che non per forza deve essere rigida e corretta, dobbiamo solo sapere come siamo messi, intenzionalmente posizionarci in un determinato modo e capire cosa succede al nostro corpo.
Non esistono scuse qui: lo potete fare in ogni momento del giorno, bastano 20 secondi, non fa sudare, lo potete fare da casa. Se non lo fate è solo per colpa vostra e perdete l’occasione per capire come siete fatti.
Una volta che ho iniziato a capire la mia spina dorsale da seduto (notare che i punti sono tutti sulla linea mediana del corpo, quindi sulla linea della spina dorsale – sì anche le spalle, non mi sono sbagliato – considerate il sistema spalla, non dove prendete il pugno) posso iniziare a testarla da in piedi.
Recuperare un oggetto da terra, spostare il peso all’indietro e di lato, spostare il peso da una gamba all’altra sono semplici esercizi di riscaldamento che vanno benissimo per iniziare ogni allenamento.
Chiaro che poi il peso a terra posso recuperarlo su una gamba sola, lo spostamento laterale può essere eseguito dopo un giro di 360 gradi (a tempo di musica va benissimo lo stesso), alzarsi da terra o andare a terra velocemente sono un altro ottimo esercizio per il senso dell’equilibrio.
Una volta che si inizia a prendere possesso di questo senso si possono iniziare esercizi molto più complicati, la bosu ball aiuta tantissimo se inizio a farci squat sopra con due gambe o anche una, un percorso di oggetti calpestabili a distanze crescenti, la fune di equilibrio, arrampicarsi su un albero o su strutture irregolari aiuta molto come esercizio.
Non da ultimo le videolezioni di ballo, tipo il tango, il liscio o la salsa, che al di là di ogni dubbio, se prese con lo spirito giusto, sono un allenamento incredibile per tutto il corpo.
LA PARTE FISICA
La parte interessante di questi esercizi di controllo è che, se ben eseguiti e con costanza, sviluppano e tonificano anche la parte fisica. Spalle, schiena e gambe iniziano a risentire dei benefici per prime assieme al collo.
Ringraziando l’evoluzione che ci ha resi così però possiamo inserire anche altri esercizi più naneschi che elfici, finalmente. Da fare a coppie o in gruppo se ne trovano a bizzeffe. Spingersi sembra banale ma funziona, da lì possiamo farlo a due, tre, quattro e via dicendo, con le variabili più strane, da bendati, senza uscire da una determinata zona, solo subendo le spinte.
Nello specifico della scherma come si può pensare di fare un affondo senza essere in equilibrio? Eseguire una parata? Portare un attacco a bersaglio se siamo incerti sulle gambe?
Impossibile, o possibile se il nostro intento è far ridere l’avversario e abbatterlo quando ha le lacrime agli occhi… in qual caso comunque vi servirà in quel momento il benedetto equilibrio.
Scherzi a parte è impossibile eseguire nella scherma (e in ogni altra forma di combattimento) un azione efficace se siamo fuori equilibrio.
Attenzione! Non ho detto “se siamo nella posizione corretta”, ho detto “se siamo fuori equilibrio”.
La differenza è abissale, non serve una posizione corretta per mantenere l’equilibrio al fine di una azione, basta non perdere l’equilibrio nonostante la posizione scorretta.
Il che è possibile solo grazie a due fattori, un intenso allenamento fisico e un altrettanto intenso allenamento sensoriale, quelle due cosine di cui parlavo prima appunto.
Quando si combatte si deve sfruttare ogni occasione per poter finalizzare il risultato. Se la mia occasione passa tramite una posizione errata (perché sono costretto ad eseguire un attacco sgangherato o sto subendo una tecnica che rompe la mia posizione precedente) la devo sfruttare al massimo, poi posso cadere (sapendolo come fare magari), recuperare la posizione, tornare in una situazione più adeguata al combattimento, ma, se sono riuscito a mettere a segno un punto (chiamiamolo così per praticità) sono riuscito a sfruttare una situazione sfavorevole, il che come risultato non è per niente male.
Volete un esempio pratico? Presto fatto, stiamo combattendo, l’avversario (destrimane) mi sgancia un mezzano mandritto che blocca la mia spada con l’elsa, entra, mi passa la sua sinistra attorno al collo e facendo leva sulla sua anca cerca di sbilanciarmi in avanti dopo aver passato la sua gamba sinistra davanti alle mie.
Se perdo l’equilibrio succede che cado bellamente. Il peso della mia capoccia che si sposta in avanti e le mie gambe che non riescono a compensare perché bloccate dalla gamba sinistra avversaria hanno totalmente distrutto la mia struttura equilibrio.
Se invece mi sono allenato per bene nella gestione dell’equilibrio succedono tante cosine molto interessanti.
- Il tronco si irrigidisce appena percepisce l’entrata del peso dell’avversario;
- Il collo si irrigidisce e la testa si incassa tra le spalle, diminuendo lo sbilanciamento in avanti;
- Il gomito destro cerca un contatto con il costato avversario per impedire che si avvicini troppo;
- Le ginocchia si piegano;
- Il piede sinistro si sposta leggermente indietro.
A questo punto i ruoli si sono invertiti, io non ho perso l’equilibrio mentre il mio avversario si trova con i piedi allargati su una linea ampia, il corpo in torsione e un gomito puntato nelle costole.
Non è felice, inizia a pensare di aver fatto un lieve errore di valutazione
- La mano sinistra si stacca dalla spada e afferra l’interno del ginocchio dell avversario passando da dietro dello stesso;
- Il piede sinistro parte in avanti come una locomotiva e si tira dietro tutto il bacino e il tronco;
- Le gambe, raddrizzandosi, alzano tutta la struttura, il bacino da bravo ariete alza l’avversario fino a fargli stendere la gamba destra totalmente;
- La gamba destra scatta in avanti e torna indietro subito per piantare il tallone all’altezza della caviglia destra dell’avversario;
- La controtecnica si conclude con il gomito destro che spinge sul tronco avversario, il braccio sinistro che alza la gamba sinistra e la nostra gamba destra con continua la spinta sulla caviglia avversaria sparandola all’indietro;
- L’avversario cade sbattendo il muso a mo’ di sacco di patate;
- Mi ritrovo di spalle ad un avversario atterrato, la spada libera e l’imbarazzo di dove colpire.
L’avversario ora è terribilmente infelice certo di aver fatto un errore di valutazione madornale.
Questa tecnica che alla descrizione sembra estremamente complicata è di per se molto facile nei principi, non si tratta altro che di un blocco, un sollevamento e una spazzata.
Nulla di troppo complicato ma che parte tanto tempo prima con uno studio serio del proprio equilibrio.
Senza un allenamento efficace, sia fisico che sensoriale, non si ottiene nulla, si cade e basta appena l’avversario ci allaccia il collo con il braccio.
Un affondo ha necessità di un senso dell’equilibrio molto più sviluppato per quanto sia meno appariscente e tecnicamente devastante: tutto il corpo si protende alla massima velocità in una posizione biologicamente e strutturalmente “assurda” per colpire un punto distante anche metri dal mio punto di partenza. Con l’obiettivo di non essere colpito e di ritornare in guardia il prima possibile.
A cura dell’Istruttore Gianmarco Ferrioli