NASCITA DELLA SCRITTURA
La scrittura occidentale nasce da una lunga evoluzione che inizia con i pittogrammi degli uomini preistorici e sfocia nel sistema alfabetico. L’evoluzione della stessa è condizionata dalla struttura delle lingue e dai supporti utilizzati.
Non si può dare una datazione precisa delle prime forme di scrittura, ma è sicuro che si siano formate in società sedentarie a economia fortemente strutturata.
Le prime forme sono riconosciute come pittogrammi ovvero semplici disegni che rappresentano la cosa significata. Lo sviluppo di questa prima forma porta agli ideogrammi in cui il disegno riconduce a un significato più astratto. Successivamente le parole vengono divise in sillabe ognuna rappresentata da un pittogramma, si giunse così ai fonogrammi nei quali il significato è assegnato ad un’espressione parlata. Si arriva infine alla scrittura alfabetica intorno al 1400 a.C. individuando un’unica origine in tutti gli alfabeti.
Nel VIII secolo a.C. l’introduzione da parte dei Greci di lettere diverse dalle consonanti, per indicare le vocali, ha portato a un cambiamento radicale della scrittura, rendendo il sistema alfabetico chiuso poiché non sono possibili errori di interpretazione del significato.
- Tavolette Cerate: si tratta di tavolette in cui si distingue il bordo dalla parte interna che è più scura. Precedettero la forma del codice e si potevano piegare a fascicolo. I bordi erano rialzati e la parte interna cava era riempita di cera che veniva incisa con un bastoncino appuntito detto stilus. Ci poteva essere una sola tavoletta oppure due legate insieme (dittico) o più (polittico).
- Papiro: è una pianta che cresce sul Nilo con fusto a sezione quadrata che veniva utilizzato per la fabbricazione di fogli. Si ottenevano delle strisce (schede) che incrociate tra di loro formavano il supporto. La parte anteriore era detta recto ed era l’effettiva parte in cui si scriveva, mentre la parte posteriore era detta verso. La sua struttura non era adatta ad essere piegata in due e per questo fu creato il sistema del rotolo. Questo sistema consiste nel prendere più fogli e incollarli per ottenere una lunga striscia che veniva poi avvolta intorno all’umbilicus, un bastoncino di legno con impugnature per avvolgere e svolgere il foglio.
- Pergamena: era un materiale proveniente dall’isola di Pergamo nato dall’utilizzo della pelle di animale in sostituzione della pianta di papiro. Richiedeva una lavorazione complessa composta da più fasi, in quanto il foglio che ne doveva risultare doveva essere pulito dai peli e dal grasso della carne. Il concetto di pergamena verrà sempre associato al concetto di codice, infatti la pergamena veniva piegata in modo da costituire un fascicoletto distinguendo vari formati dal numero delle pieghe. Si trattava di una forma precedente al libro costituita da più fascicoli rilegati e cuciti insieme.
- Carta: comparve come nuovo materiale dalla Cina alla fine del XIV secolo. In origine era fatta di stracci presso cartiere situate lungo fiumi o torrenti. Data la facilità di produzione e di reperibilità di questo supporto ha sostituito i precedenti rimanendo tutt’oggi il materiale più utilizzato. Lo strumento principale per la produzione della carta era in telaio composto da filoni e vergelle che intrecciati formavano la filigrana che rendeva riconoscibili i marchi di fabbrica delle varie cartiere.
IL MANOSCRITTO MEDIEVALE
Quando si parla di manoscritto si fa un diretto collegamento col Medioevo, periodo in cui questa forma di scrittura ha avuto la sua massima diffusione.
Si trattava di fascicoli di pergamena o carta rilegati insieme che potevano avere varie dimensioni a forma di codice o libro. C’era un contenuto definito per ogni dimensione.
Nonostante la sua diffusione, il manoscritto rimaneva legato a una sfera di argomenti ridotta i quali comprendevano: temi religiosi, giuridici, trattati medici e opere classiche o comunque argomenti trattabili solo da persone di una certa estrazione sociale.
Tipi di libro
Dalle argomentazioni trattate si evincono tre tipologie di manoscritto: Libro da Banco, Libro da Bisaccia, Libro da Mano. Il primo era un libro di formato grande non trasportabile che veniva lasciato sotto il banco di lettura ed era designato alla sola consultazione e studio. Si trattava di solito di commenti alla Bibbia, testi teologici, testi giuridici, lettere papali commentate. Il secondo era un libro di formato piccolo o medio portatile, si trattava di libri d’ore, breviari, confessionali, letteratura popolare e romanzetti cavallereschi in ottave. Il terzo era invece un libro di formato piccolo, tascabile e comprendeva letteratura popolare e romanzi cavallereschi e in generale letture per un pubblico più vasto.
Struttura
Per comporre un manoscritto medievale erano necessarie Rigature e Impaginazione. La Rigatura consisteva nel prepararsi il quaderno tracciando delle righe per determinare lo specchio di scrittura. La riga veniva tracciata con sottili punte di inchiostro marrone (rigatura a inchiostro) o con uno stilus appuntito (rigatura a secco). Prima del 1250 circa non si scriveva mai sopra la prima riga della rigatura e venivano utilizzati sistemi di abbreviazione per ridurre lo spazio utilizzato dalla scrittura. Dopo questa data si inizia a usare un titolo corrente per capire a che punto si era del libro.
L’impaginazione poteva essere:
- A due colonne e due moduli di scrittura: il testo centrale è il testo vero e proprio e attorno sta il commento. Si riducevano i margini per una questione di economia e di spazio, siccome il contenuto era un testo di servizio era di carattere diverso e minore rispetto al testo centrale.
I quattro margini della pagina sono chiamati: Margine Interno (Bianco di cucitura), Margine di Testa (Bianco di testa), Margine Esterno, Margine di Piede (Bianco di piede). I margini evitavano che dita e mani coprissero o rovinassero la scrittura.
Il nome dell’autore e il titolo venivano abitualmente scritti alla fine, questa parte era detta Colophon.
Per identificare un codice si guardava all’incipit evidenziato dalla lettera più grande o dall’inchiostro rosso.
Caratteri e scrittura
La scrittura nei manoscritti va sempre da una fase di maggior dispendio di spazio verso una fase di maggior disordine, minor chiarezza. Quando diventa illeggibile si riforma la scrittura e torna ad essere spaziosa e chiara. Si possono individuare tre tipi di scrittura differenziati al secolo di diffusione: Scrittura Carolina, Scrittura Gotica, Scrittura Umanistica.
La Scrittura Carolina (IX –XIII secolo) venne riformata da Carlo Magno nei territori dell’Impero. Era una scrittura maiuscola con lettere staccate e chiare, interlinea ampia e poche abbreviazioni. La Scrittura Gotica (Basso Medioevo) era caratterizzata da moduli ridotti, lettere schiacciate, interlinea ridotta e molte abbreviazioni. Vigevano due regole: regola delle curve contrapposte, in cui due lettere curve si sovrapponevano; regola della R uncinata, in cui la R dopo una lettera con curva discendente si attaccava a questa con una specie di uncino. La Scrittura Umanistica (primi anni 1400) era la scrittura riformata e legata a Francesco Petrarca, fu inventata da Poggio Bracciolini. Si ispira a quella Carolina con ampia interlinea, abbreviazioni assenti, lettere distanziate, maiuscole e titoli che imitano la scrittura epigrafica.
Dopo un primo periodo di diglossia in cui coabitavano due lingue, dalla metà dell’VIII secolo si separano lingua dominante (latino) e lingue locali. Comunque il copista medievale manteneva un’aderenza alla pronuncia nello scrivere che facilitava la lettura ad alta voce.
Illustrazione
Per mettere in risalto l’organizzazione logica del testo si usavano iniziali ornate e a partire dal XIII secolo bordature miniate. Le immagini vere e proprie erano usate al fine di allettare il cliente e si poteva distinguere due tipi di immagine: quelle che traducono visivamente il testo e quelle che servono da introduzione generale. L’illustrazione si inserisce progressivamente nei margini e giunge qualche volta a occupare l’intera pagina.
Strumenti della scrittura
Come strumenti per scrivere si usavano principalmente: stilus, penna, calamo, raschietto, atrametaio e inchiostro. Lo stilus, come sopra, era usato per le rigature ed era fatto come un bastoncino, piatto nella parte superiore e acuto nella parte inferiore che veniva utilizzata per graffiare il foglio.
Per scrivere veniva utilizzata la penna, solitamente era una penna di un volatile sgrassata e intagliata in modo più o meno aguzzo all’estremità.
Il calamo era invece ricavato dalle canne vegetali che veniva intagliato. Con penna e calamo vi era anche il raschietto utilizzato per cancellare l’errore.
L’atrametaio era un piccolo vasetto che conteneva l’inchiostro (il nostro calamaio) nel quale veniva intinta la penna. L’inchiostro si ricavava attraverso la combinazione precisa di cinque elementi: nero fumo (resti della cenere), metallo, gomma, noce di galla (ricavata attraverso le vespe che depositavano col pungiglione le larve sulle piante, le quali entravano nelle radici e ne rigonfiavano le estremità), solventi.
I colori si ottenevano con l’aggiunta di minerali tritati mescolati ai solventi e venivano usati per le Miniature che erano molto costose.
Legatura
Il manoscritto è cucito per definizione. La legatura veniva effettuata a partire dalla collazione dell’opera che consentiva di verificare l’ordine dei fascicoli. Seguiva poi la cucitura in cui i fascicoli erano fissati a un elemento intermedio detto nervo (una striscia di pelle o pergamena) al quale venivano poi fissati i piatti. L’indorsatura serve poi ad arrotondare il dorso, mentre l’incollatura del dorso permette di rinforzare la cucitura. Avviene in seguito la posa dei fogli di guardia che rappresentano il passaggio intermedio tra i piatti e il corpo del libro. Con la rifilatura si pareggiano i fascicoli e posati i capitelli (ornamenti che nascondono i fili della cucitura) i piatti e il dorso vengono ricoperti un materiale più nobile.
Centri di produzione
Il manoscritto medievale veniva redatto in diversi centri sedi della cultura del tempo:
- Scriptoria Monastici: era uno spazio luminoso con due ordini di finestre e banchi (plutei) dove riporre i testi da copiare. I monaci scrivevano per se stessi e per le regole monastiche. La scrittura era molto faticosa sia per la tensione del braccio che per le condizioni atmosferiche, si verificavano spesso casi di congelamento delle mani. In questi luoghi la copiature avveniva tramite dettatura e in origine le parole erano scritte tutte attaccate (una prima separazione fu introdotta nel VII secolo). Successivamente era comune legare le preposizioni alla parola seguente per giungere infine alla separazione di tutte le parole (nel XII secolo). Lo scriba del medioevo era istruito alla scrittura e non alla lettura, trascriveva semplicemente dei segni senza necessariamente comprenderne il senso.
- Studia Religiosi: erano gli Studia Teologici degli ordini religiosi situati vicino alle università dalle quali erano riconosciuti. Erano centri di raccolta e produzione e spesso gli studenti lasciavano i propri libri in dotazioni al monastero arricchendo così le biblioteche.
- Botteghe Artigiane: all’interno delle città c’erano botteghe che trascrivevano su commissione manoscritti per conto di nobili e signori. Erano richieste sia pergamene che manoscritti interi ed erano spesso situate in prossimità delle università per il grande bisogno di libri.
- Università: introdussero un nuovo metodo per produrre i libri in serie. Questo sistema prevedeva che il Magister prestasse una copia ufficiale del libro (exempla), oggetto di studio, alle botteghe artigiane. Questa copia era costituita da fascicoli tutti della stessa consistenza detti Petiae. L’Exempla era conservato dagli stazionari che custodivano la copia ufficiale e prestavano agli studenti i singolo fascicoli che ognuno copiava. Dopo questa operazione gli studenti si scambiavano i fascicoli e in breve tempo tutti riuscivano ad avere una copia del libro. Si trattava di un lavoro retribuito ma si doveva pagare un affitto per ogni Petia. Una volta ottenuto un certo numero di copie una commissione di Petiari controllava che la trascrizione fosse corretta.
DATAZIONE DEI MANOSCRITTI
Si devono considerare diversi criteri nell’operare la datazione dei manoscritti.
- L’elemento primario è la scrittura. Da qui la nascita della Paleografia.
- Le note di possesso.
- L’uso del colophon a partire dalla fine del Medioevo, vengono redatti repertori di colophones per una datazione più precisa.
- Analisi della filigrana per identificare le cartiere di produzione e datare quindi la fabbricazione del foglio.
- Analisi della legatura anche se non è uno degli elementi principali su cui basarsi perché può essere stata realizzata in un secondo momento.
a cura di Andrea Venco