LE ORIGINI
Il poema epico, le cui origini risalgono all’epopea omerica, ebbe una ripresa tra la fine dell’XI e l’inizio del XII secolo, prima in Francia e in Italia, dove originò la splendida fioritura del poema epico-cavalleresco, fino al XIV secolo.
Il rinnovato interesse per la materia epica coincise con il periodo storico delle Crociate: i poeti si inspirarono infatti a questi fatti storici che videro tutta l’Europa cattolica in lotta contro il mondo islamico.
Questa epica, sorta nelle corti, era destinata alla società aristocratica, ma si diffuse largamente anche tra il popolo. In essa dominano gli ideali cristiani ed i valori della nobiltà feudale: la devozione assoluta del vassallo al suo signore, il senso dell’onore, lo sprezzo del pericolo, la difesa dei deboli, la fede, la lotta eroica dei Cristiani contro i Saraceni (ciclo carolingio); le imprese mistico-militari, la devozione assoluta alla dama (ciclo bretone o arturiano).
Il poema epico cavalleresco si avvale di una struttura narrativa simile a quella del romanzo avventuroso, e del linguaggio ed organizzazione formale della poesia.
Questa complessa forma testuale presenta una trama ricca di intrecci, per lo più incentrata su di una vicenda principale e su altre trame secondarie, che fanno da rinforzo alla prima o possono essere autonome.
La tecnica narrativa si avvale del gradimento, ovvero spezza la narrazione di una vicenda per poi riprendere quella di un’altra e cosi via di seguito, tenendo sempre il lettore col fiato sospeso circa le sorti dei suoi eroi.
Il Narratore assume appieno il suo ruolo: egli non sparisce dietro il fitto intreccio della trama, ma annuncia in esordio il suo compito, interviene per richiamare l’attenzione del lettore, commenta, esprimere sue valutazioni, fa degli anticipi per rianimare l’interesse circa gli esiti di una vicenda o le sorti di un personaggio.
Egli è onnisciente e non fa mistero di questo, anzi se ne compiace e dosa con cura il racconto.
Le azioni si susseguono con ritmo veloce e incalzante e sono intervallate da squarci lirici e da allettanti descrizioni di luoghi fantastici, anche quando di essi viene fornita una localizzazione geografica.
Grandissimo è il numero dei personaggi, basti pensare a quelli dell’Orlando Furioso, che presentano una psicologia semplice e si inspirano ad un tipo umano ben definito (l’eroe, il traditore, l’amante infelice, la bella fuggitiva, la maga perversa, la maga buona, ecc..); naturalmente vi è la distinzione fra buoni e cattivi e l’esito è sempre a favore dei primi.
La scelta della forma poetica non è solo un elemento formale che si aggiunge al racconto come una bella veste, ma significa la creazione di un’atmosfera coinvolgente e di forte presa emotiva.
I POEMI CAVALLERESCHI
Il Medioevo, epoca ricca di cambiamenti e di trasformazioni durante la quale si costituì il volto dell’Europa moderna, vide il fiorire di una ricca produzione letterale in lingua volgare.
Dopo il crollo della civiltà romana, sotto la pressione delle popolazioni barbariche provenienti dal nord e dall’est dell’Europa, andò formandosi una nuova originale cultura che, alla luce degli ideali cristiani, univa il mondo classico latino a quello germanico.
Il paese in cui sorse la prima produzione in lingua volgare fu la Francia, dove, sotto la dinastia dei Pipinidi, si era formato un solido regno che costituì una potente barriera alla invasione araba che minacciava l’Europa.
Furono proprio questi avvenimenti storici a costituire i temi ispiratori di una produzione epico-cavalleresca che ben presto si diffonderà anche in Italia e porterà, insieme ai nuovi gusti, la nuova lingua volgare francese.
Anche nell’Italia settentrionale si verranno formando cicli poetico-cavalleresco su imitazione di quelli francesi ed in una lingua prima solo francese, poi gradualmente mista di dialetto veneto e di francese.
La figura di Carlo Magno, la sua corte e le sue imprese guerresche costituiranno materia del ciclo delle canzoni di gesta.
Esse esprimono la nuova mentalità che vede nel rapporto vassallaggio tra sovrano e sudditi la raffigurazione del rapporto tra dl’uomo e Dio. Sorge una nuova concezione della fede cristiana come ideale non soltanto spirituale, ma anche guerresco che va difeso a tutti i costi e anche propagandato ed imposto ad i non credenti.
Accanto alle eroiche imprese del ciclo carolingio, che fa riferimento appunto a Carlo Magno, sorsero nel XII secolo anche i poemi del ciclo bretone o arturiano, dal nome del leggendario re Artù. inspirati ad un ideale di vita più raffinato, gli eroi di questo ciclo uniscono, ai tradizionali ideali di fede e amor patrio, anche l’amore per la dama, la cortesia cavalleresca e il gusto per l’avventura.
Ancora legato al mondo cavalleresco medioevale, ma sostanzialmente diverso per ispirazione e sentimenti, è l’Orlando innamorato, composto da Matteo Maria Boiardo (1440-1494).
Durante il Rinascimento la celebrazione del mondo cavalleresco (ormai in fase di decadimento) rivela più un attaccamento nostalgico al passato che una vera e propria condizione di vita.
Questo mondo già si proietta verso il futuro, vagheggiando un uomo con una sua autentica individuale personalità.
I temi trattati nell’Orlando furioso di Ludovico Ariosto (1474-1533) sembrano ricalcare argomenti ormai consolidati dalla tradizione, ma ben diverso è l’animo del poeta che osserva l materia da lui cantata con atteggiamento indulgente e distaccato.
Attraverso il filtro di una mentalità più vicina ai modelli espressi dal Rinascimento, Ludovico Ariosto canta il gusto per l’avventura come desiderio di libertà e completa realizzazione del proprio essere, la cortesia quale perfetto modo di vivere, l’amore come contemplazione della bellezza e l’eroismo come sublimazione della forza.
Il senso del mistero e della morte, dell’insicurezza umana e della malinconia di vivere fanno, invece, da sfondo a La Gerusalemme liberata di Torquato Tasso (1544-1595).
Siamo ormai in piena Controriforma e ai valori di libertà e autonomia dell’uomo rinascimentale si vanno sostituendo più rigorosi valori morali e religiosi dai quali non si può prescindere .
La volontà del poeta di cantare un argomento serio ed adatto ai tempi – quale, appunto, la conquista di Gerusalemme – é offuscata da un sentimento diverso, lirico e sentimentale, che lo porterà a dare ampio spazio alle vicende d’amore in tutte le sue sfumature, alla descrizione struggente della natura ed alla morte, rivelando una sensibilità nuova, particolare che spesso ci appare molto affine a quella dell’uomo d’oggi.
In sintesi per analizzare il poema epico-cavalleresco dobbiamo, tenere presenti i seguenti elementi:
Il Narratore, l’argomento, il tema, l’azione, i personaggi, gli ambienti, il tempo, il linguaggio, la forma metrica e il ritmo (Gradimento).
FONTI:
- Nuovi percorsi di lettura – M. T. Rigato – E. Bruni – M. Terragni 1994
a cura di Matteo Soave